"Mi sono trovata fin da subito trasportata in un gioco sapiente di confluenze e dissolvenze dove vite, lingue, paesaggi, riflessioni, ricerche, disincanto si compenetrano come fluidi di densità e colori diversi per poi disperdersi nel mare aperto." (Simonetta Ghirlanda)
Ringrazio la Dott.ssa Simonetta Ghirlanda, amica e collega di lunga data, per questa recensione – partecipata quanto poetica – del Quintetto d'istanbul,
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"Mi sono trovata fin da subito trasportata in un gioco sapiente di confluenze e dissolvenze dove vite, lingue, paesaggi, riflessioni, ricerche, disincanto si compenetrano come fluidi di densità e colori diversi per poi disperdersi nel mare aperto.
Ho trovato la scelta narrativa di questo studio una veste perfetta per gli argomenti trattati con estrema lucidità e spirito della scoperta, senza mai cadere nella trappola dell’autocompiacimento.
Anche i vari personaggi intervistati da Arianna Dagnino, tutti concordi nel considerare quasi un ossimoro l’etichetta di transculturale, hanno sconfessato un mio pregiudizio iniziale che li vedeva come incarnazione di un ostentato elitarismo: i poliglotti, quelli che, sbarazzatisi di ogni fastidioso vincolo relazionale, hanno viaggiato e capito tutto del mondo, abili nel nascondere il loro sentimento quasi di compatimento verso chi ancora sente di appartenere ad un luogo, ad una cultura.
Da quello che trapela nel libro, le questioni e le personalità sono molto più complesse e sfuggenti, camaleontiche come le definisce l'autrice.
E proprio quando pensi di aver intrappolato la farfalla nel retino, ti rendi conto che quelle che sembravano ali erano forse foglie o forse ombre su un muro".
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